lunedì 6 settembre 2010

Sakineh, rischio di lapidazione venerdì

Sakineh "rischia di essere lapidata venerdì prossimo, di sera, alla fine del Ramadan": lo ha detto oggi pomeriggio a Parigi il filosofo Bernard-Henri Levy, ad una conferenza stampa dell'ex avvocato della detenuta, Mohammad Mostafei. Levy, nell'annunciare che sotto la sua petizione per la liberazione dell'iraniana Sakineh Mohammadi Ashtiani ci sono già 80.000 firme, ha descritto la lapidazione come "la più barbara delle condanne".
"Rimarremo mobilitati fino a quando giustizia non sarà fatta e fino a quando Sakineh non sarà graziata e liberata": lo ha detto il filosofo francese, Bernard-Henri Levy, in una conferenza stampa a Parigi. All'incontro, con l'ex avvocato di Sakineh, ora in esilio in Norvegia, Mohammad Mostafaei, partecipava anche il giornalista Armin Arefi, che segue la vicenda per la rivista di Levy 'La regle du jeu': "Sakineh non ha più alcun contatto con la famiglia da tre settimane e dopo la confessione estorta in tv - ha detto - è stata trasferita in una cella speciale della prigione di Tabriz in cui non ha più diritto ai contatti né con la famiglia né con gli avvocati". Sulla nuova condanna a 99 frustate, Arefi ha confermato le parole del figlio di Sakineh, Sajjad: "la pena è stata eseguita immediatamente", ha affermato. Per Arefi, è "molto preoccupante che l'intero dossier della condannata sia stato sottratto dalle autorità islamiche, che adesso hanno in mano tutti gli elementi per poterla giustiziare".
'HA FIRMATO SENTENZA SENZA CAPIRNE IL SENSO' - Sakineh ha firmato la sentenza di lapidazione senza capire qual'era la condanna: turca dell'Azerbajan, infatti, non capisce il 'farsi'. Lo ha detto oggi a Parigi, in una conferenza stampa, Shahnaz Gholami, LA giornalista che è stata in carcerata insieme a Sakineh fino a due anni fa. "Quando il direttore della prigione di Tabriz le ha spiegato la verità - ha raccontato la sua compagna di detenzione nell'incontro promosso dal filosofo Bernard-Henri Levy - Sakineh si è sentita male e l'abbiamo portata in cella sotto choc". La giornalista ha precisato che prima della sentenza Sakineh in carcere "era sempre gioiosa, positiva e di buon umore". (ANSA).
ANCHE FIGLIO TEME ESECUZIONE DOPO RAMADAN - Anche Sajjad Ghaderzadeh, figlio di Sakineh, teme che l'esecuzione della madre possa avvenire "al termine del Ramadan", come affermato dal filosofo Bernard-Henri Levy. In una telefonata in diretta da Tabriz, durante la conferenza stampa a Parigi, Sajjad - parlando con Levy - ha aggiunto che "prima del Ramadan la legge islamica vieta di eseguire le sentenze". Subito dopo, attorno al 10 settembre, Sakineh rischierebbe la lapidazione.
L'iniziativa del ministro degli Esteri, Franco Frattini, di incontrare il collega iraniano Mottaki sulla vicenda di Sakineh - in margine all'Assemblea generale Onu di New York - è "certamente utile ma bisogna fare presto": lo ha detto all'ANSA Bernard-Henri Levy, in queste ore capofila a Parigi della solidarietà alla donna condannata alla lapidazione in Iran. Secondo Levy, "gli iraniani saranno costretti a cedere sotto la pressione internazionale". Nel Paese, aggiunge, "ci sono due correnti, da una parte quelli che sono pronti a trattare, dall'altra quelli che saranno costretti a cedere e che vorrebbero chiudere questa storia al più presto possibile".
'Grazie Italia, grazie di cuore a tutti quelli che si sono mobilitati. Ma serve di piu', perche' qui capiscono soltanto i rapporti di forza'': lo ha detto al telefono all'ANSA Sajjad Mohammadi Ashtiani, 22 anni, figlio di Sakineh, la donna che rischia di essere lapidata in Iran. ''Le dichiarazioni del governo italiano sono importanti - ha continuato parlando al cellulare da Tabriz - ma servono passi piu' formali, solenni, come la convocazione dell'ambasciatore a Roma. Penso anche al rafforzamento delle sanzioni, l'unico linguaggio che capiscono a Teheran''.
Fonte Notizia :
http://www.ansa.it/web/notizie/rubriche/mondo/2010/09/04/visualizza_new.html_1787077034.html

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