mercoledì 27 ottobre 2010

Commemorazione dei defunti: una festa da rivalorizzare, anche laicamente

La Commemorazione dei defunti, o Giorno dei Morti, è una ricorrenza della Chiesa Cattolica preceduta da una Novena. Nel calendario liturgico segue la festività di Ognissanti, che ricorre infatti oggi, 1 novembre. L’idea di commemorare i defunti in suffragio nasce su ispirazione di un rito bizantino, che celebrava tutti i morti il sabato prima la domenica di Sessagesima, ossia l’ottava dopo la Pasqua, all’incirca in un periodo compreso fra la fine di gennaio ed il mese di febbraio. Il culto dei morti però, come sappiamo, è tipico e comune di tutte le più grandi civiltà nella storia, tanto che si può arrivare tranquillamente arrivare ad affermare che nel momento in cui la memoria ed il culto dei defunti entri in crisi e venga meno, ciò sia sinonimo e termometro culturale di mera decadenza, nella misura in cui un popolo che si distacchi dalle proprie radici storiche e culturali, come dal rispetto profondo per il proprio passato, non possa conoscere un sereno e cosciente futuro.

È consuetudine, nel giorno dedicato al ricordo dei defunti, visitare i cimiteri locali e portare in dono fiori sulle tombe dei propri cari. In molte località italiane è diffusa l’usanza di preparare alcuni dolciumi, chiamati infatti dolci dei morti, per celebrare la giornata. Da noi in Sicilia, in particolare, durante la notte di Ognissanti, la credenza vuole che i defunti della famiglia lascino dei regali per i bambini insieme alla frutta di Martorana e altri dolci caratteristici. Nella provincia di Massa Carrara, in Toscana, la giornata è l’occasione del bèn d’i morti, con il quale in origine gli estinti lasciavano in eredità alla famiglia l’onere di distribuire cibo ai più bisognosi, mentre chi possedeva una cantina offriva ad ognuno un bicchiere di vino; ai bambini inoltre veniva messa al collo una collana fatta di mele e castagne bollite. Sempre in Toscana, nella zona del monte Argentario ed in tutta la provincia di Grosseto era tradizione cucire delle grandi tasche sulla parte anteriore dei vestiti dei bambini orfani, affinché ognuno potesse metterci qualcosa in offerta, cibo o denaro. Vi era inoltre l’usanza di mettere delle piccole scarpe sulle tombe dei bambini defunti perché si pensava che nella notte del 2 novembre le loro anime (dette angioletti) tornassero in mezzo ai vivi. In Puglia, particolarmente nelle zone di Foggia e Barletta, è tipico del giorno dei morti la preparazione della cosiddetta colva, un dolce composto da grano cotto, pezzi di cioccolato fondente, noci e mandorle tritate, chicchi di melagrana, uva passa e condito con zucchero e vincotto.

Nelle comunità dell’Italia Meridionale dell’Eparchia di Lungro e dell’Eparchia di Piana degli Albanesi si commemorano i defunti secondo la tradizione orientale di rito greco-bizantino. Le celebrazioni vengono effettuate però nelle settimane precedenti la Quaresima.

Secondo la cultura tradizionale di molte località italiane, la notte del Giorno dei Morti le anime dei defunti tornerebbero dall’aldilà effettuando delle processioni per le vie del borgo e praticamente in ogni località v’è qualche aneddoto o tradizione legata al periodo dei defunti da ricordare, oltre quelli già citati.

In alcune zone, inoltre, confermemente a quanto avviene nel mondo anglosassone in occasione della festa di Halloween, era tradizione scavare e intagliare le zucche e porvi poi una candela all’interno per utilizzarle come lanterne, anche se bisogna precisare come, in genere, la festa medesima di Halloween non faccia parte della nostra tradizione storica ma possa essere considerata per larghissima parte quale una festa d’importazione ad uso e consumo prevalentemente… consumistico e d’emulazione più o meno gradita anche perché aliena dalla nostra storia e dalle nostre radici culturali che andrebbero piuttosto recuperate socialmente e con il contributo fondamentale di istituzioni, scuola e famiglie (che potessero educare i bambini alla nostra tradizione e storia, notevolissima ed apprezzata e studiata in tutto il mondo) oltre che importarne solo meramente e spesso acriticamente di altrui.




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